Il dolore della carne-2

Quando il dolore è forte, comincia a prendere possesso del tuo corpo.

Il tuo corpo diventa suo.

Lo rattrappisce, lo contrae. Ne fa l’origine e la destinazione di impulsi pungenti. Lo fa a volte bruciare, a volte sentire come chiuso in in blocco di cemento. I tuoi stessi nervi lo fanno friggere.

Giorno dopo giorno ne rivendica il possesso e quando capisce che tu con le tue cento medicine non riesci a renderlo silenzioso, allora mira più in alto e dà l’assalto alla tua mente.

Prendi presto coscienza del fatto che la tua mente resta l’ultimo baluardo prima della sconfitta: la disperazione. Tu che conoscevi la vulnerabilità della tua mente ma anche il suo potere ora ti trovi in un passaggio minaccioso e oscuro. Cerchi una via anche là dove il corpo non ce la fa più ed il medico da cui vai implorando un aiuto allarga le braccia.

Poi cominci a intravvedere il primo e più importante passaggio: l’accettazione.

Devi rispettare la realtà senza combatterla. Porsi domande come “perchè a me” o “cosa ho fatto per meritarmi tutto questo” ti portano solo inutile angoscia.

La realtà, il dolore non vanno combattuti. Vanno accettati. Persino rispettati. Quando si è passati dalla porta dell’accettazione, allora può cominciare un nuovo cammino.

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Il dolore della carne-1

Da oltre 4 anni sto sperimentando una esperienza estrema: il dolore della carne non curabile. Un dolore neuropatico centrale e midollare che sta scrivendo una nuova pagina della mia vita.

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Fino a dove

“Io credo che l’unità di mente e corpo sia una realtà oggettiva.
Non si tratta solo di parti collegate in qualche modo tra di loro, ma di un tutto che è indivisibile durante il suo funzionamento.
Un cervello senza corpo non potrebbe pensare.” Moshe Feldenkrais (e altri…).

Non ho la presunzione di criticare questo assunto, né i molti studiosi che lo hanno sostenuto. Ma sto vivendo una esperienza che va in direzione opposta. Almeno apparentemente.

Il mio corpo è preda di dolori continui e molto forti. Io riesco a sopravvivere e a dare qualche piccolo brandello di umanità e amore a chi mi circonda in un solo modo. E ancora non sono riuscito a decifrarne i contenuti. Non so come faccio. Riesco a farlo fino al punto in cui il dolore non è insopportabile.

Riesco quando la mia mente si isola dal mio corpo e sussulta di vita propria nonostante il corpo oltraggiato dal male. E’ come se si staccasse per impedire al corpo di distruggere tutto. Si scosta, non so come, dalla carne e in quella fessura che si crea produce tutto quanto di buono le resta: empatia, amore, gentilezza.

Fino a dove tutto ciò possa arrivare, io non so.Goya-Guerra_(01)

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A Te

Buon Natale a Te, Dio lontano e silenzioso.

A Te, sordo a preghiere e suppliche. A Te che hai rivelato a Giobbe il segreto del male.

Ti mando un dono. Un dono prezioso del mio fratellino. In fondo alla foto ci sono gli strumenti usati per poter scrivere. In lui ho trovato tracce di divino.

Te lo regalo. Forse ne hai bisogno. AJ WRITING

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As Salaam Aleikom

Abbiamo condiviso nove mesi e mezzo. Ne parlo ora a 14 mesi dalle dimissioni, con il lessico un po’ scalfito dalle mie condizioni. imagesQ1D2BQSU

Per comodità e per rispettare la sua privacy lo chiamerò AJ. Origine berbera, fiero popolo del deserto marocchino. Occupava il letto vicino al mio. 

Aj era un “paziente difficile”, mi dissero assegnandomi il letto. “Speriamo che con te si calmi un po’”. Io ero talmente preso dai miei pensieri di neo-disabile  che non diedi molta importanza alla cosa. Solo una vaga ansietà.

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